Le organizzazioni per i diritti umani esortano gli Stati Uniti a chiedere il rilascio del dottor Abduljalil al-Singace

17 gennaio 2022 – Una coalizione di 27 organizzazioni per i diritti umani (tra le quali figurano l’Istituto del Bahrain per i diritti e la democrazia, Amnesty International e il Comitato per la protezione dei giornalisti) hanno scritto ai leader dei paesi democratici, inclusi il Presidente Biden e il Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken.

Queste organizzazioni chiedono il rilascio immediato e incondizionato del noto e rispettabile accademico, blogger e difensore dei diritti umani bahreinita –  il dottor Abduljalil AlSingace –  il quale sta scontando l’ergastolo con la sola accusa di aver partecipato alle rivolte del Bahrein del 2011. Ormai l’attivista sta scioperando da oltre 200 giorni in protesta contro la confisca di un libro sui dialetti arabi su cui lavorava in carcere da quattro anni. Il detenuto, affetto da molteplici e gravi malattie, ha trascorso la maggior parte dello sciopero in ospedale, dato il preoccupante deterioramento della sua salute.

Husain Abdulla, Direttore Esecutivo di Americans for Human Rights & Democracy in Bahrain (ADHRB), ha commentato: “Gli Stati Uniti dichiarano di rendere prioritari i diritti umani nella propria politica estera; tuttavia, non hanno ancora chiesto il rilascio del dottor AlSingace. Ciò dimostra come gli Stati Uniti agiscano realmente nei confronti di alleati stretti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Giudicheremo gli impegni statunitensi guardando i fatti e non le parole”.

Sayed Ahmed Alwadaei, Direttore del Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD), ha aggiunto: “Sono passati più di sei mesi dalle incessanti richieste formulate al governo bahreinta volte a restituire la ricerca del dottor AlSingace ai suoi familiari. Questi appelli sono passati del tutto inascoltati ed è ora che i leader degli Stati democratici, in particolare gli alleati più stretti del Regno di Bahrein, ossia Gran Bretagna e Stati Uniti, esercitino ulteriore pressione nei confronti delle autorità bahreinite affinché pongano rimedio alle sofferenze del dottor AlSingace e prevengano danni irreversibili alla sua salute.”

Le stesse organizzazioni per i diritti umani notano che “la confisca arbitraria del libro del dottor AlSingace si tratta di una punizione del tutto ingiusta e che le autorità del Bahrein siano doverose di restituirgli questa proprietà intellettuale e di consentirgli di riprendere le videochiamate settimanali con la sua famiglia”.

La lettera si conclude esortando le autorità internazionali di: “chiedere l’immediato e incondizionato rilascio del dottor AlSingace, la consegna del suo lavoro alla sua famiglia e la liberazione di tutti i prigionieri arrestati per aver esercitato la propria libertà di associazione, riunione, opinione ed espressione. Tra questi ultimi prigionieri vi sono difensori dei diritti umani, attivisti dell’opposizione e giornalisti”.

La lettera riporta anche altri dissidenti imprigionati nel Regno del golfo, tra cui “il difensore dei diritti umani della doppia cittadinanza danese-bahreinita Abdulhadi AlKhawaja, lo sceicco svedese-bahreinita Mohamed Habib AlMuqdad, i segretari generali di Al-Wefaq National Islamic Society (Al-Wefaq), Sheikh Ali Salman, Abdulwahab Husain, Hasan Mushaima, Ali AlHajee e Naji Fateel”.

La seguente è la lettera inviata al Presidente Biden e al Segretario di Stato Antony Blinken:

Egregio Presidente Biden e Onorevole Segretario di Stato Antony Blinken,

La presente per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del rispettabile accademico, blogger e difensore dei diritti umani bahreinita – il dottor Abduljalil AlSingace – il quale sta scontando l’ergastolo per aver meramente svolto un ruolo pacifico nella rivolta bahreinita del 2011. Il 15 gennaio 2022 l’attivista ha compiuto 60 anni dietro le sbarre. Egli è ormai detenuto da più di dieci anni in violazione dei suoi diritti alla libertà di espressione e di riunione.

Noi, le sottoscritte organizzazioni internazionali per i diritti umani, esprimiamo tutta la nostra sollecitazione per il fatto che dall’8 luglio 2021 il dottor AlSingace sta effettuando uno sciopero della fame durato più di 190 giorni per protestare contro la confisca della sua ricerca accademica riguardante la cultura del Bahrein. L’attivista, oltre a non mangiare cibi solidi da più di sei mesi, è anche affetto da gravissime patologie, tra cui la sindrome post-poliomielitica, la quale lo costringe a servirsi di stampelle o di sedia a rotelle sin dalla nascita.

In occasione del vertice per la democrazia del mese scorso, il Presidente Joe Biden ha espressamente rimarcato come la democrazia nel mondo sia “di fondamentale ed indiscussa importanza per affrontare le sfide dei nostri giorni e senza precedenti”. Il Presidente statunitense ha poi inaugurato l’iniziativa presidenziale per il rinnovamento democratico, con l’obiettivo di rafforzare i “riformatori democratici” e di “difendere i diritti umani a livello globale”. Questo vertice è inoltre una straordinaria occasione per la Casa Bianca di dimostrare il suo impegno e la sua dedizione volti a rendere prioritari i diritti umani nella politica estera statunitense. Riguardo ciò, Vi esortiamo a implementare misure immediate e appropriate per far presente il caso del dottor AlSingace alle autorità del Bahrein.

Vi sono altri difensori dei diritti umani e attivisti detenuti nelle carceri del Bahrein, tra i quali il difensore dei diritti umani con doppia cittadinanza danese-bahreinita Abdulhadi AlKhawaja, lo sceicco svedese-bahreinita Mohamed Habib AlMuqdad, il segretario generale del partito di opposizione disciolto Al-Wefaq National Islamic Society (Al-Wefaq), Sheikh Ali Salman, Abdulwahab Husain, Hasan Mushaima, Ali AlHajee e l’attivista per i diritti umani Naji Fateel.

A partire dal novembre scorso, è trascorso più di un decennio dalla pubblicazione emessa dalla Commissione d’inchiesta indipendente del Bahrain (BICI), nominata dal governo stesso, la quale ha portato alla luce atroci e indicibili torture, processi militari a carico di civili e omicidi finanziati dallo stato. Il rapporto menziona inoltre che molti detenuti erano stati vittime di “tortura e forme di abuso fisico e psicologico mentre erano in custodia”.

Il rapporto del BICI ha documentato come la polizia abbia picchiato il dottor Alsingace tutte le notti per due mesi mentre era in isolamento, come le autorità hanno preso di mira la sua disabilità confiscando le sue stampelle, facendolo “stare su una gamba per periodi prolungati” e, orribilmente, spingendo la sua stampella “nei suoi genitali”, e come le autorità “lo hanno minacciato di stupro e fatto commenti sessualmente espliciti su sua moglie e sua figlia”.

Il re del Bahrein ha promesso di attuare le sue raccomandazioni nel 2011. Più di dieci anni dopo, questa promessa deve ancora essere mantenuta; nessun alto funzionario è stato ritenuto responsabile e coloro che sono stati sottoposti a tortura languiscono ancora illegalmente dietro le sbarre.

Alsingace ha iniziato il suo sciopero della fame l’8 luglio 2021 per protestare contro la confisca da parte delle autorità carcerarie di un libro apolitico sui dialetti bahreiniti per il quale ha trascorso gli ultimi quattro anni a fare ricerca e scrivere. Ora è in sciopero della fame da più di 190 giorni, la maggior parte dei quali ha trascorso in ospedale a causa della sua salute deteriorata.

Nel luglio 2021, il Ministero dell’Interno del Bahrein dichiarò che il lavoro di Alsingace non poteva essere dato alla sua famiglia fino a quando non fosse stata presa una “decisione legale”. Nel novembre 2021, una decisione giuridica ha chiarito la natura apolitica del libro. Nonostante questa determinazione, la ricerca del dottor Alsingace rimane nelle mani delle autorità e, di conseguenza, ha continuato il suo sciopero della fame.

Verso la fine di novembre 2021, le autorità hanno arbitrariamente sospeso le videochiamate settimanali del dottor Alsingace alla sua famiglia. In risposta, il dottor Alsingace ha intensificato il suo sciopero della fame rifiutandosi di prendere flebo, vitamine supplementari e farmaci per via orale. I familiari riferiscono che da allora ha perso una notevole quantità di peso, apparendo ancora più fragile e pallido. I suoi livelli di zucchero rimangono bassi e la sua immunità è indebolita a causa di un basso numero di globuli bianchi.

Nonostante il dottor Alsingace soffra anche di condizioni mediche, tra cui gravi mal di testa intermittenti, un problema alla prostata, artrite all’articolazione della spalla, tremori, intorpidimento e diminuzione della vista, non ha ricevuto le cure mediche previste. Il dottor Alsingace riferisce di non essere ancora stato informato dell’esito di una risonanza magnetica effettuata due mesi fa e che non sono stati compiuti progressi nel fargli una TAC come richiesto dal suo medico.

Le numerose richieste del dottor Alsingace di ricevere cure mediche adeguate mentre si trova in una struttura medica sono state ripetutamente ignorate nonostante le sue fragili condizioni; tale rifiuto equivale a una deliberata omissione di fornire cure mediche in linea con gli obblighi del Bahrein ai sensi del diritto internazionale.

Secondo l’esperto parere del dottor statunitense Qasim Omran, nonostante sia detenuto nel Centro Medico di Kanoo, il dottor Alsingace sta ricevendo un trattamento “non […] appropriato[e]”. Le autorità carcerarie rifiutano le sue precedenti richieste di antidolorifici e per oltre due mesi il dottor Alsingace è stato escluso dai controlli medici giornalieri dal suo medico, dai medici in servizio e dall’infermiera capo, tranne in rare situazioni di emergenza.

I detenuti in sciopero della fame devono poter esercitare efficacemente il loro diritto alla salute. Essi dovrebbero avere un accesso adeguato agli operatori sanitari qualificati che forniscono assistenza sanitaria nel rispetto dell’etica medica, compresi i principi di riservatezza, autonomia e consenso informato. Lo sciopero della fame di una persona non deve pregiudicare alcun altro aspetto della sua assistenza sanitaria.

Negli ultimi dieci anni, c’è stato un consenso internazionale che chiedeva la liberazione del dottor Alsingace. Più recentemente, il 22 giugno 2021, Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, ha rilasciato una dichiarazione esprimendo un crescente allarme sulla prolungata detenzione del dottor Alsingace e ha chiesto il suo rilascio insieme ad altri difensori dei diritti umani imprigionati in Bahrein. Dopo lo sciopero della fame del dottor Alsingace, richieste simili sono state fatte da membri del Regno Unito e dei parlamenti dell’UE, membri del Congresso degli Stati Uniti, 16 ONG internazionali di primo piano e oltre 100 accademici globali.

La confisca prolungata e arbitraria del libro del dottor Alsingace è una punizione ingiusta e le autorità del Bahrein devono garantire la protezione dei suoi diritti, tra cui la restituzione della sua proprietà intellettuale e la ripresa delle sue videochiamate settimanali alla sua famiglia.
La esortiamo a chiedere il rilascio immediato e incondizionato del dottor Alsingace, affinché il suo lavoro sia immediatamente consegnato alla sua famiglia, e a rilasciare tutti i detenuti per aver esercitato i loro diritti alla libertà di associazione, di riunione pacifica, di opinione e di espressione, compresi i difensori dei diritti umani, gli attivisti dell’opposizione e i giornalisti.

Si prega di prendere in considerazione l’adozione delle seguenti azioni urgenti:

  • Sollevare preoccupazioni conle vostre controparti in Bahrein per le cure mediche inadeguate del dottor Alsingace e la loro incapacità di dare la sua ricerca confiscata alla sua famiglia;
  • Sollevare le vostre preoccupazioni attraverso i canali diplomatici pertinenti;
  • Fare rappresentanze pubbliche e private, compresi i post sui social media per aumentare il profilo di questo caso e spingere per una risoluzione.

Sinceramente,

  1. Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB)
  2. Amnesty International
  3. Bahrain Centre for Human Rights (BCHR)
  4. Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD)
  5. Cairo Institute for Human Rights Studies
  6. CIVICUS
  7. Committee to Protect Journalists (CPJ)
  8. Danish PEN
  9. Democracy for the Arab World Now (DAWN)
  10. English PEN
  11. European Centre for Democracy and Human Rights (ECDHR)
  12. FIDH, within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders
  13. Gulf Centre for Human Rights (GCHR)
  14. Human Rights First
  15. Human Rights Sentinel
  16. IFEX
  17. International Service for Human Rights (ISHR)
  18. MENA Rights Group
  19. No Peace Without Justice (NPWJ)
  20. PEN America
  21. PEN Canada
  22. PEN International
  23. Project on Middle East Democracy (POMED)
  24. REDRESS
  25. Scholars at Risk
  26. Vigilance for Democracy and the Civic State
  27. World Organisation Against Torture (OMCT), within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders