Profilo in Persecuzione: Salman Ali Hassan

Salman Ali Hassan, studente ventenne di un istituto tecnico industriale, è stato arrestato senza mandato nel settembre 2021. Torturato e costretto a confessare l’accusa di aver bruciato un bancomat. Salman è stato condannato tramite un processo ingiusto e sta attualmente scontando la sua pena nel carcere di New Dry Dock.

Il 12 settembre 2021, dopo aver lasciato un corteo funebre, dei veicoli civili hanno intercettato l’auto in cui si trovava Salman ad un semaforo rosso. Le autorità armate in borghese, dopo aver omesso di appartenere al Ministero dell’Interno, senza presentare loro un mandato d’arresto, hanno prelevato con la forza Salman e gli altri individui dall’auto. Li hanno fatti salire su un’auto separata per condurli al punto di raccolta dove altri agenti in borghese li hanno poi trasportati in una località sconosciuta. Le persone fermate sono state distribuite su diversi autobus diretti alle rispettive abitazioni, che sono state poi oggetto di irruzioni.

Gli agenti in borghese e forze antisommossa hanno fatto irruzione nell’abitazione privata di Salman senza presentare un mandato di perquisizione e senza informare i genitori dei motivi del suo arresto. Le autorità hanno perquisito la stanza del ragazzo, confiscato due borse di vestiti, alcuni libri e foto di Sheikh Ali Salman e Sheikh Isa Qassem, il tutto registrando il raid in un video. Al termine dell’irruzione, Salman è stato portato prima al Criminal Investigations Directorate (CID) di Adliya e poi all’ospedale AlQalaa per alcuni esami di routine.

Riportato In seguito al CID è stato ammanettato e bendato. Qui, gli è stato permesso di usare il bagno solo con le manette mentre gli é stato impedito di pregare. Inoltre, è stato picchiato ripetutamente. L’interrogatore ha minacciato di denunciare Salman di casi ben più gravi se non avesse confessato le accuse mosse contro di lui. Durante l’interrogatorio lo hanno torturato psicologicamente e fisicamente interrogandosi per periodi prolungati. La sera, Salman avrebbe dovuto riposare alla stazione di polizia di AlHidi, invece è stato riportato all’edificio delle indagini dove gli agenti lo hanno confinato in una stanza  gelida, con l’aria condizionata costantemente accesa. Salman è stato costretto a dormire sulle piastrelle in ceramica senza materasso, ammanettato e bendato. Sotto tortura, Salman ha confessato le accuse contro di lui e, una volata giunto alla Procura, è stato costretto a dichiarare la sua colpevolezza davanti alle autorità.

Salman è stato interrogato senza la presenza del suo avvocato. Nonostante durante il primo giorno dell’arresto gli sia stato permesso di chiamare la famiglia, è stato minacciato di potersi pronunciare solo sulla sua posizione senza aggiungere altro. I contatti sono stati poi interrotti per il resto del periodo dell’interrogatorio. La sua famiglia, con il pretesto della pandemia di Coronavirus, non ha potuto fargli visita seppure non siano state adottate vere misure preventive nelle celle sovraffollate e sudice in cui Salman era detenuto. Dopo le indagini, Salman e gli altri accusati sono stati portati al bancomat di AlDair, la presunta scena del crimine. Qui, sotto minaccia di morte e in presenza del Pubblico Ministero, hanno dovuto confermare le accuse arbitrarie contro di loro, ovvero di aver dato fuoco al bancomat.

Il 28 febbraio 2022, la Prima Alta Corte Penale ha condannato Salman a 15 anni di carcere e ad una multa di 100.000 dinari bahreiniti, con l’accusa di aver bruciato il bancomat della Banca Nazionale del Bahrein e attività terroristiche. Salman è stato privato della presenza di un legale e non gli è stato permesso di prepararsi adeguatamente al processo. Inoltre, aveva chiesto di essere visitato da un medico a causa delle torture subite. Nonostante le autorità abbiano acconsentito a tale richiesta, la visita è stata superficiale tanto da essere durata non più di un minuto.  È stata quindi presentata una denuncia alla SIU per le torture subite, tuttavia questa non ha dato nessun esito e la confessione resa da Salman sotto tortura è stata oggetto di condanna.

Durante la sua detenzione nel carcere minorile di New Dry Dock, le autorità hanno collocato Salman nell’edificio 16, l’edificio di quarantena. Gli agenti lo hanno picchiato a seguito della sua richiesta all’amministrazione penitenziaria su quando sarebbero stati trasferiti nell’edificio 17. Le autorità hanno anche minacciato di tenerlo in quarantena per tutta la durata della sua pena.

Poiché a causa della pandemia le visite erano sospese, i detenuti potevano entrare in contatto con familiari solo attraverso delle videochiamate durante le quali i prigionieri venivano privati della privacy. Le guardie infatti, potevano e possono assistere all’intera videochiamata. Quando Salman ha gentilmente chiesto agli agenti di non guardare il video, in quanto riprendeva una donna, questi non solo si sono rifiutati ma lo hanno anche aggredito verbalmente.

La detenzione arbitraria e la tortura di Salman sono chiare violazioni della Convenzione contro la tortura e altre forme di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), entrambi sottoscritti dal Bahrein. Per questo motivo, Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB) vuole esortare le autorità bahreinite a rilasciare Salman, a cui è stato negato un processo equo ed dei suoi diritti, tramite torture finalizzate ad estorcere una confessione. Bisogna garantire che qualsiasi nuovo processo a suo carico rispetti gli standard internazionali di un processo equo e giusto. Inoltre, ADHRB esorta le autorità competenti a indagare in modo efficace e imparziale sulle accuse di tortura e maltrattamento di Salman.