Profilo in Persecuzione: Sheikh Mohamed Habib al-Miqdad

Lo sceicco Mohamed Habib al-Miqdad, importante attivista e figura religiosa bahreinita, sta attualmente scontando la sua condanna nel carcere di Jau. Egli fa parte del Gruppo dei 13 del Bahrein, un gruppo di attivisti arrestati per aver partecipato e svolto un ruolo di primo piano nelle proteste pro-democrazia del 2011. Sheikh Mohamed è stato torturato e maltrattato in seguito al suo arresto e ancora oggi ne subisce le ripercussioni.

Sheikh Mohamed è stato arrestato per la prima volta nell’agosto 2010, prima ancora delle proteste del 2011, per aver criticato il governo. Era accusato di aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. Durante l’arresto, gli agenti lo hanno torturato duramente sottoponendolo a scariche elettriche e lasciato in isolamento per 2 mesi. È stato soggetto ad una sparizione forzata durante la quale non ha potuto contattare né la famiglia né il suo avvocato. Durante il processo, lo sceicco è stato in grado di mostrare più di 50 diversi segni sul suo corpo e di presentare prove che anche un membro della famiglia reale ha partecipato alle torture.

Sheikh Mohamed è stato poi rilasciato a fine febbraio 2011, per poi essere ri-arrestato il mese seguente, il 1° aprile 2011, per aver criticato il governo durante la sua partecipazione alle proteste pro-democratiche. Una squadra composta da 50 – 60 agenti della Sicurezza nazionale in borghese lo hanno prelevato dalla sua abitazione privata senza nemmeno presentare un mandato d’arresto. Lo hanno trascinato, denudato e picchiato su tutto il corpo mentre cercava di proteggersi. Lo hanno anche maltrattato e insultato verbalmente. È stato poi trasferito alla prigione di al-Qalaa, una prigione sotterranea. 

Durante gli interrogatori, gli agenti hanno abusato e torturato ulteriormente Sheikh Mohamed. Lo hanno appeso a testa in giù e gli hanno picchiato le gambe e le piante dei piedi con dei tubi per molte ore, lo hanno fatto sedere nudo per lunghi periodi di tempo, privato del sonno, sodomizzato con dei bastoni, costretto a fare i gargarismi con la sua stessa urina, sottoposto ad elettroshock su tutto il corpo compresi i genitali, gli agenti penitenziari gli hanno sputato in bocca e costretto a deglutire, lo hanno costretto a baciare le loro scarpe e le foto del re. A causa dell’intensità delle torture, era solito perdere conoscenza e per farlo rinvenire gli agenti lo bagnavano con dell’acqua, quando si svegliava era terrorizzato e circondato dagli agenti.

Sheikh Mohamed è stato in grado di identificare alcuni degli agenti che lo hanno torturato. Ha anche dichiarato che un membro della famiglia reale ha partecipato alle torture. Il secondo giorno dopo il suo arresto, era ammanettato e bendato, quando Nasser Bin Hamad, figlio del re, lo ha picchiato e torturato. Lo ha colpito violentemente sul lato destro della testa e lo ha fatto cadere a terra. Una volta caduto a terra, gli agenti lo sollevarono e lo picchiarono “finché il sangue non gli scorreva su tutto il corpo”.

Prima dell’udienza in tribunale, gli agenti lo hanno nuovamente torturato con lo scopo di costringerlo a tacere sui maltrattamenti subiti durante la detenzione. Non gli è stato permesso di incontrare il suo avvocato prima del processo e durante la seduta del tribunale non gli è stato permesso di parlare. Inoltre, la sua richiesta di poter partecipare ad un colloquio con i giudici è stata respinta.  Il 22 giugno 2011, è stato condannato a un totale di 68 anni di carcere con l’accusa di aver incitato una sommossa contro i poliziotti durante i sermoni tenuti nella Rotonda della Perla, di aver complottato per rovesciare il governo monarchico del Bahrein e di aver creato un’organizzazione terroristica all’estero. Il governo svedese ha cercato di incontrarlo, ma il Bahrein non riconosce la sua doppia cittadinanza.

Nel 2013, è stato ricoverato in ospedale a causa di forti dolori allo stomaco e difficoltà a ingerire il cibo. I sintomi erano iniziati un anno prima del ricovero, ma le autorità si erano rifiutate di fornirgli un trattamento medico adeguato. I medici hanno stabilito che il dolore era una conseguenza diretta delle gravi torture e delle ferite subite all’addome e hanno dichiarato che doveva sottoporsi a ulteriori esami. Il suo dolore allo stomaco è stato lasciato peggiorare per anni a causa della negligenza medica. Nel 2018 è stato riferito che il dolore era talmente forte da portarlo a vomitare.

Inoltre, Sheikh Mohamed soffre ancora oggi di complicazioni alla testa e alla gamba dovute alle torture. Tuttavia, gli agenti hanno trascurato le sue condizioni negandogli delle cure adeguate. A febbraio 2021, Sheikh Mohamed aveva urgente bisogno di un’operazione all’ernia, di un intervento al cuore e di una visita urologica. Tuttavia, le autorità gli hanno negato le cure necessarie, adducendo come pretesto la pandemia di Covid-19. Dopo due anni di sofferenze, solo il 24 febbraio 2021 è stato finalmente sottoposto a questi interventi.

Le torture e gli abusi subiti da Sheikh Mohamed durante gli interrogatori sono una chiara violazione della Convenzione contro la tortura e altre forme di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), di cui il Bahrein è parte. Inoltre, è detenuto arbitrariamente poiché il suo arresto e la sua condanna sono il risultato diretto del suo esercizio del diritto alla libertà di espressione e di riunione. Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici, compreso Sheikh Mohamed. ADHRB condanna anche le torture che i prigionieri politici subiscono e invita il governo del Bahrein a rispettare il diritto e gli standard internazionali e a chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni. Infine, chiede al governo di assumersi le proprie responsabilità e di fornire allo sceicco Mohamed le cure mediche necessarie.