Attivisti del Bahrein commemorano il 12° anniversario del movimento democratico in Bahrein, con la partecipazione di Parlamentari Britannici

Il 7 febbraio, in occasione del 12° anniversario del movimento democratico in Bahrein, gli attivisti dell’opposizione bahreinita hanno tenuto un evento nelle sale del Parlamento Britannico, alla presenza di parlamentari britannici, attivisti dell’opposizione bahreinita residenti a Londra e attivisti per i diritti umani di diverse organizzazioni. L’evento è stato condotto da Husain Abdulla, direttore esecutivo di Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB).

Francie Molloy, membro del Parlamento britannico, ha ribadito il suo continuo rifiuto di accettare le violazioni dei diritti umani, soprattutto durante l’anniversario del movimento democratico in Bahrein. Ha inoltre espresso la sua fiducia nel fatto che il popolo bahreinita supererà la repressione e riformerà la società su basi democratiche, nonostante i precedenti delle autorità in materia di diritti umani.

Molloy ha invitato il governo britannico a prendere posizione contro le violazioni in Bahrein. Ha inoltre paragonato l’esperienza di lotta irlandese a quella bahreinita, auspicando che il popolo bahreinita superi le violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo.

John McDonald, membro del Parlamento britannico, ha rievocato il ricordo del movimento democratico che si è tradotto in un’estrema repressione, esprimendo la sua completa solidarietà a tutte le persone che lottano per stabilire le libertà fondamentali e i diritti umani. “Il regime del Bahrein è uno dei regimi più repressivi al mondo”, ha dichiarato. Ha invitato il Parlamento ad esprimersi contro le relazioni con il Bahrein, ricordando che il Regno Unito ha relazioni speciali con il Bahrein e con altri regimi repressivi che danno priorità agli interessi strategici ed economici invece che ai diritti umani e alle libertà. Ha inoltre invitato il governo britannico a sostenere le libertà civili invece dei regimi, e soprattutto il popolo bahreinita nella sua lotta per i diritti umani fondamentali e democratici, per denunciare le violazioni in Bahrein.

“Se il nostro ruolo non è quello di evidenziare le violazioni in tutto il mondo e difendere i diritti umani, allora a cosa serve?”. Si è chiesta a sua volta Claudia Webb, membro del Parlamento britannico. “Le autorità del Bahrein hanno una lunga storia di violazioni derivate da un sostegno inadeguato da parte del governo britannico, che ha aumentato le violazioni e portato a questa crisi”.

Il deputato Jeremy Corbyn, ex leader del Partito Laburista, ha partecipato all’evento, affermando: “I miei legami con i movimenti del Bahrein sono antichi”. Ha ricordato un incontro con uno degli attivisti nel 1986, che gli regalò un macinino da caffè che conserva ancora, e ha ribadito la sua solidarietà con il popolo bahreinita e il suo continuo sostegno al movimento per mantenere la libertà e la giustizia.

Sima Watling, membro di Amnesty International, ha dichiarato: “Per 12 anni, il Bahrein ha messo a tacere la sua società civile, i partiti e le associazioni come Al-Wefaq sono stati sciolti, gli unici giornali indipendenti sono stati chiusi, i prigionieri sono stati sottoposti a processi ingiusti e si è continuato a impedire l’ingresso nel Paese alla decisione speciale sulla tortura e al personale delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria. Nel giugno 2011 è stata istituita una commissione indipendente per l’accertamento dei fatti in Bahrein, che ha raggiunto i suoi risultati dopo cinque mesi. Il governo bahreinita ha modificato alcune leggi e sviluppato nuove istituzioni, tra cui l’Unità Investigativa Speciale e l’Ombudsman del Segretariato Generale. Nel 2014 è iniziato il lavoro – inefficiente – dell’Istituzione nazionale per i diritti umani, per cui Amnesty International ha riscontrato che questi organi erano poco affidabili e non riuscivano a garantire il riconoscimento delle responsabilità”.

Watling ha fatto luce su almeno 12 prigionieri politici di cui Amnesty International si è occupata, affermando che non avrebbero dovuto essere arrestati in quanto affetti da malattie di lunga durata e da negligenza medica, tra cui Abduljalil Al-Singace e Hasan Mushaimaa.

“Il dott. Singace è attualmente in sciopero della fame dall’8 luglio 2021, come risposta alla confisca dei suoi scritti che hanno richiesto anni di lavoro. È stato trasferito al Centro sanitario di Kanoo e vi è stato un ritardo nel somministrargli i farmaci adeguati come pressione per porre fine al suo gesto”.

“Abdulhadi al-Khawaja soffre ancora dei segni della tortura e ha bisogno di cure mediche adeguate. Recentemente ha subito un processo ed è stato condannato per aver insultato un pubblico ufficiale; ci è voluto molto tempo per assegnargli un avvocato e quando l’ha avuto non ha potuto presentare appello”.

“Hasan Mushaima, che sta scontando una condanna all’ergastolo, è stato trasferito al Centro sanitario di Kanoo a causa della sua lunga malattia. Non riceve ancora alcun farmaco e non è stato rilasciato con una pena alternativa”. Alla fine del suo discorso, la Watling ha esortato la comunità internazionale a chiedere alle autorità britanniche di rendere conto del loro operato e di porre fine al sostegno alle violazioni del Bahrein.

Madalina Beldean, membro del Centro Europeo per la Democrazia e i Diritti Umani (ECDHR), ha affermato che il governo del Bahrein ha aumentato l’uso improprio della repressione sistemica per mettere a tacere le voci contrarie. Beldean ha paragonato la situazione all’invasione russa dell’Ucraina, mostrando come, mentre i governi occidentali si sono affrettati a condannare la violenza russa, sono rimasti in silenzio di fronte ad atti simili in Bahrein.

“È un fallimento nell’adottare atteggiamenti e pressioni per il rispetto dei diritti umani, e un fallimento nell’imporre sanzioni ad alcune persone come il Ministro degli Interni del Bahrein, che ha commesso diverse violazioni e sta ancora facendo campagne di detenzione arbitraria, omicidi e stupri”, ha aggiunto.

Sayed al-Shehabi, leader del partito di opposizione del Bahrein, ha dichiarato nel suo intervento: “Dopo un’estenuante causa che ha richiesto molto tempo per ottenere giustizia, l’Alta Corte di Londra ha accusato il governo del Bahrein di aver hackerato i computer di attivisti britannico-bahreiniti. Questa sentenza ha ottenuto poca giustizia di fronte alla brutale repressione in Bahrein. Questa sentenza è anche una prova della tortura psicologica che i regimi autoritari praticano, e dovrebbe esserci un chiaro consenso sulla criminalizzazione dell’hacking transfrontaliero nel diritto internazionale”.

Al-Shehabi ha continuatom “La decisione di opporsi a una pena per gli hacker dei computer degli attivisti del Bahrein in altri Paesi è un messaggio fermo che i regimi dittatoriali non sono in grado di prendere di mira gli oppositori ovunque vogliano”.