Avvelenamento finanziario ai vertici: come la cultura dell’impunità ha permesso agli Emirati Arabi di continuare a perpetrare le gravi violazioni di diritti umani

L’impunità negli Emirati Arabi Uniti è diventata endemica grazie ad una pervasiva cultura di esoneri ai vertici del governo. Gli Emirati Arabi possono essere descritti come uno stato poliziesco autocratico, con diffuse leggi di censura e alta sorveglianza. L’ambiguità di queste legge permette alla leadership di giustificare facilmente le repressioni del dissenso o il silenziamento dei critici del governo. Sono esemplari i casi di Sheikh Mohammed bin Rashid Al-Maktoum, il governatore di Dubai, e il Primo Ministro e Vice-Presidente degli Emirati Arabi. Sheik Mohammed è stato invischiato in una serie di scandali differenti che coinvolgono la sua ex moglie e i figli. Un esempio è il recente processo nel Regno Unito che ha portato la Principessa Haya e i suoi figli a ricevere lo status protetto. “La corte ha ascoltato come le velate minacce di Sheikh Mohammed abbiano instillato nella moglie il terrore per la propria sicurezza, e la paura che i suoi figli potessero essere rapiti e riportati a Dubai con la forza”. Mentre nel Maggio del 2019 la sua ex moglie, la Principessa Haya, aveva dichiarato che Sheikh Mohammed le aveva detto: “tu e i bambini non sarete mai al sicuro in Inghilterra”, questi ha pubblicato una poesia intitolata “Tu hai vissuto, tu sei morta”. 

Nel frattempo, la censura di questa storia e la mancata notifica da parte della stampa significa che i dettagli del caso sono stati per lo più insabbiati. Sheik Mohammed continua a sedere sul suo trono come governatore di Dubai ed è stato visto innumerevoli volte accanto a Mohammed bin Zayed, il regnante degli Emirati Arabi ed Abu Dhabi, senza essere ripreso per la sua condotta.

Questo scioccante esempio dimostra che la cultura dell’impunità è ben visibile ai vertici della società, come questo report illustrerà ulteriormente. 

Negli Emirati Arabi la tortura è ampiamente impiegata nei centri di detenzione per estorcere confessioni di colpa o testimonianze contro altri detenuti, senza che i carnefici vengano puniti in alcun modo. Queste pratiche hanno come bersaglio i difensori dei diritti umani e gli oppositori pacifici del regime, ma anche più generalmente cittadini del Regno e cittadini stranieri. ADHRB ha recentemente esaminato gli Emirati Arabi e il suo record di torture, dato che “il governo ha una lunga storia di uso della tortura contro coloro che vengono percepiti come minacce; queste ‘minacce’  più comunemente includono i difensori dei diritti umani, l’opposizione politica, le figure religiose ed i giornalisti”. Inoltre, “le autorità degli Emirati Arabi, per la loro determinazione a schiacciare il dissenso, hanno permesso all’apparato di sicurezza statale di usare un potere quasi incontrollato per punire continuamente le famiglie degli attivisti, sia detenuti che residenti all’estero”. In più, “la polizia nel Regno non solo punisce coloro che si oppongono pacificamente al governo, ma perseguita ed abusa anche le persone legate a loro, con l’intolleranza per le critiche che raggiunge dimensioni comiche”. 

Il caso di Matthew Hedges, l’esempio più rilevante nella storia recente, ha visto un ricercatore Inglese condannato a sei mesi di carcere per accuse di spionaggio. Hedges ha detto di essere stato “portato a Dubai nel 2014 e messo in prigione senza accuse. Ho aspettato impazientemente la prima visita di ufficiali dall’Ambasciata Inglese. Comunque, tutto ciò che ho ottenuto sono state due persone non inglesi assunte dal corpo diplomatico che mi hanno detto che ciò che potevano fare era assicurarsi che venissi trattato discretamente e che ricevessi cibo adeguato”. Questi non sono riusciti a fargli avere cibo specifico necessario dopo la recente operazione allo stomaco. Hedges ha aggiunto, “non ho mai provato a protestare riguardo il disinteresse per le norme giuridiche basilari”. Questi è stato tenuto in condizioni disumane, picchiato e stuprato, con una guardia che gli ha detto “Stai attento, i prigionieri Inglesi qui muoiono”. 

Nonostante gli affidabili resoconti di tortura circolati nella comunità internazionale, gli Emirati Arabi continuano a comportarsi con impunità; non hanno paura delle ripercussioni delle loro azioni. In questo caso, ci si aspetterebbe che il Regno Unito mettesse fine al trattamento preferenziale che ha con gli Emirati Arabi sotto tutti i punti di vista; tuttavia, ciò non è ancora accaduto. Economicamente i due paesi lavorano a stretto contatto: “il Regno Unito ancora incoraggia le aziende ad investire nelle compagnie degli Emirati con il presupposto implicito che queste presentino condizioni economiche favorevoli. Ancora, la situazione giuridica rende questo paese un partner d’affari rischioso”. Militarmente gli Emirati Arabi e il Regno Unito hanno una relazione piuttosto stretta. Nonostante il terribile trattamento di Matthew Hedges, questa relazione rimane forte. Non chiedendo un cambiamento dello status quo, gli Emirati arabi continueranno a ostentare il flagrante abuso dei diritti umani e andare avanti come se niente fosse. 

Sfortunatamente, il Regno Unito non è il solo paese che ignora la sistematica cultura di violazioni delle norme sui diritti umani degli Emirati non terminando i rapporti commerciali. Nel Maggio del 2019, il governo Trump ha approvato una nuova spedizione di armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi valutata $8 miliardi, come parte di una vendita di ‘emergenza’ per rafforzare gli alleati regionali e contrastare le aggressioni nella regione. Ciò è stato fatto nonostante gli Emirati utilizzino la tortura contro i detenuti, abbiano rifornito affiliati di Al-Qaeda di armi americane, e usato armi americane per comprare il supporto delle milizie note per commettere gravi violazioni di diritti umani. Nel 2019, gli Emirati Arabi sono stati il più grande mercato nel Medio Oriente e la regione Nord Africana per esportazioni dagli Stati Uniti, con più di 1000 aziende americane attive nel paese. Molte più compagnie americane, attratte da una forte industria logistica e dei trasporti, usano gli Emirati come quartier generale regionale da cui condurre affari per tutto il Medio Oriente, Nord Africa e parte dell’Asia. 

Il Belgio è un altro esempio: nel 2019 un tipo di mitragliatrice Belga nota per essere stata usata dalla milizia Yemenita nell’offensiva di Hodeidah è tra gli armamenti destinati ad essere esposti questo weekend ad una delle più grandi fiere di armi del Medio Oriente ad Abu Dhabi. Come riportato da Amnesty International, ciò non è sorprendente come si potrebbe pensare: sebbene gli Emirati Arabi e le milizie che questi sostengono sono implicate nei crimini di guerra e altre gravi violazioni, i seguenti stati hanno recentemente rifornito gli Emirati di armi: l’Australia, il Belgio, il Brasile, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Francia, la Finlandia, la Germania, il Sudafrica, la Corea del Sud, la Turchia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, tra gli altri. Secondo Amnesty International, dallo scoppio del conflitto Yemenita nel Marzo de 2015, gli stati Occidentali e gli altri hanno rifornito gli Emirati Arabi di armi con un valore pari a US$ 3.5 miliardi. Tra questi ci sono armi convenzionali–inclusi aerei e navi–armi di piccola taglia, armi leggere e munizioni. Come notato da Amnesty International, sembra che “gli Stati Uniti e altri paesi fornitori di armi come il Regno Unito e la Francia, rimangono indifferenti al dolore e al caos che le loro armi seminano nella popolazione civile”. 

Il fattore principale per il responso internazionale che permette agli Emirati di comportarsi in totale violazione delle obblighi stilati dai trattati dei diritti umani sono forse i Fondi Sovrani degli Emirati Arabi. Questi hanno trasformato gli Emirati in un importante investitore negli stati chiave in Europa, Asia e Nord America, con un valore stimato tra i 589 e i 773 miliardi di dollari. L’importanza degli Emirati come partner commerciali rafforza il loro potere nei confronti dei P5–Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Stati Uniti–che giocano un ruolo decisivo nella politica internazionale come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU. 

Questi legami economici sono stati costruiti e/o confermati nonostante l’esistenza di numerosi reports che condannano i crimini commessi dagli Emirati, espressi da istituzioni come l’ONU e il Parlamento Europeo. Per esempio, nel Marzo del 2020, esperti ONU in diritti umani hanno sollecitato le autorità degli Emirati “ad investigare e riformare le condizioni di detenzione che equivalgono a torture, trattamento disumano o degradante o punizioni” dato che quest situazioni sono state riportate ripetutamente dal Comitato ONU contro la Tortura e il Comitato ONU dei Diritti Umani. Nel 2018, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiedeva agli Emirati di cessare qualsiasi forma di molestia e di rimuovere il divieto di spostamento per i difensori dei diritti umani nel Paese, oltre che chiedere alle autorità di “garantire in qualsiasi circostanza che i difensori dei diritti umani negli Emirati Arabi siano in grado di condurre le legittime attività nell’ambito dei diritti umani, sia dentro che fuori dal Paese, senza paura di rappresaglie”. 

Oggi, la sparizione forzata e la tortura si estendono oltre i confini degli Emirati, fino nello Yemen, dove l’intervento nel conflitto degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita hanno già causato migliaia di vittime civili. Il nostro recente report ha denunciato i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi con una piena impunità da questi stati nel contesto di ciò che è stato descritto dall’ONU come la peggiore crisi umanitaria al mondo. Dato che il sistematico problema dell’impunità degli Emirati non solo porta ad orribili violazioni dei propri cittadini, ma anche di cittadini in altri paesi, gli Emirati Arabi sono colpevoli di massacri trans-nazionali. 

La questione dell’impunità negli Emirati Arabi è sistematica. Si diffonde dal vertice fino a raggiungere tutte gli strati della società. Permettendo questo scellerato comportamento ai vertici della società, ciò si normalizza e diventa quindi status quo. Perfino quando voci critiche condannano un comportamento simile, il dissenso è prontamente messo a tacere con detenzioni arbitrarie e programmi di sorveglianza che sono incredibilmente invasivi e innescano terrore. Questo causa un effetto dissuasivo, rendendo più difficili per i critici dare voce alle loro frustrazioni in futuro. In ogni caso, il problema più angosciante è la mancanza di responsabilizzazione da parte della comunità internazionale; gli Emirati sono ancora visti come l’emblema del progresso del Medio Oriente. Il commercio internazionale è incoraggiato verso gli Emirati, mentre gli ingenti fondi del Regno sono in grado di favorire la propria influenza in ’Occidente. Se c’è una speranza di cambiamento, il paese e i suoi leader devono essere responsabilizzati per le atrocità che hanno causato.