EDUCAZIONE IN BAHRAIN: LIMITI DI NATURA RELIGIOSA.

Il Regno del Bahrein ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo il 13 febbraio 1992 ai sensi della legge n. 16 del 1992. Adottata con la risoluzione dell’Assemblea Generale 44/25 del 20 novembre 1989, il suddetto accordo internazionale sancisce i diritti politici, civili, sociali ed economici dei bambini. Il 16 luglio 2007, il Regno del Bahrein ha inoltre approvato l’adesione di Manama al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali orientato alla salvaguardia dei diritti economici, sociali e culturali (ESCR).
Nonostante questa apparente volontà di sostenere e garantire sia i diritti economici, sociali e culturali che i diritti dei minori, tutt’oggi il Regno del Bahrein non è firmatario di nessuna delle due Convenzioni internazionali sopra menzionate e non sembra essere intenzionate a fare un passo in avanti verso una maggiore libertà garantita all’interno dei confini nazionali. Libero da entrambi i Regimi internazionali, è consuetudine osservare elementi di ostacolo, in primis di natura normativa, per i bambini e i giovani nell’accesso all’istruzione nazionale, anche pubblica.

Per comprendere a fondo la gravità delle restrizioni al diritto dell’educazione in vigore nel Regno, occorre fare un passo indietro e ripercorrere brevemente la storia del Paese. A partire dalla primavera araba del 2011, il governo del Bahrein ha intensificato la repressione e il controllo sulla società civile attraverso l’interrogatorio, l’arresto e l’incarcerazione di attivisti, giornalisti, leader politici e personalità religiose. Le oppressioni hanno coinvolto sia i giovani che gli anziani, sunniti e sciiti, e quasi tutte le altre principali popolazioni del Paese. La monarchia sunnita ha usato diversi metodi per reprimere il dissenso, tra cui ha introdotto delle misure per limitare l’accesso all’istruzione dei minori. Le discriminazioni contro la popolazione sciita nella monarchia sono infatti profondamente pervasive e la conseguente divisione settaria, risultato di anni di politiche mirate all’emarginazione sistematica, si riflette nel campo dell’istruzione.

A sostegno di questa tesi, è sufficiente osservare che l’educazione religiosa sia negata ai minori sciiti, che subiscono discriminazioni sia nelle scuole pubbliche che in quelle private.
Sebbene i musulmani sciiti seguono la fede islamica attraverso una diversa comprensione ed interpretazione del Corano, degli Hadith e della biografia dei profeti, gli studenti sciiti sono costretti a seguire i programmi religiosi sunniti nelle scuole; e gli insegnanti sciiti sono di conseguenza obbligati a insegnare tali tematiche, nonostante la Costituzione del Regno garantisca la libertà di coscienza e l’inviolabilità del culto (art. 22).

Nel complesso, queste severe discriminazioni rispecchiano la decisione del governo bahreinita di insegnare esclusivamente le credenze della dottrina sunnita nelle scuole. In particolare, gli studenti sono costretti a seguire il dogma sunnita dai sei anni fino ai diciotto.
In generale, le comunità straniere hanno il diritto di stabilire la loro scuola in Bahrein e di insegnare secondo i valori e la fede nazionali, ma il Ministero dell’Educazione può rifiutarsi di approvare qualsiasi programma di studio che percepisca come in contraddizione con i valori dettati e desiderati dal governo. Questo potere implica de facto l’approvazione dell’insegnamento di altre religioni, come le credenze cristiano-cattoliche o indù rispettivamente per le scuole private cristiane e le scuole indiane, ma indirettamente anche l’impossibilità per gli sciiti di trovare un luogo dove poter apprendere liberamente e insegnare un programma di studi che sia conforme alle proprie credenze.
Per questo motivo, gli studenti e gli insegnanti sciiti, così come il personale amministrativo sciita nelle scuole, subiscono discriminazioni sia nelle scuole pubbliche che in quelle private, in quanto i programmi didattici sono approvati esclusivamente dal Ministero dell’Istruzione del Bahrein, che a sua volta è fortemente sottoposto al controllo e alle volontà del governo.

In tal senso, è chiaro che gli ostacoli all’educazione religiosa per una certa parte della popolazione sono il risultato di una mentalità settaria, che nega agli sciiti il diritto a un’educazione conforme ai loro principi e valori. Mentre migliaia di giovani sciiti laureati non possono intraprendere percorsi di carriera nel campo dell’istruzione, gli effetti della discriminazione religiosa si fanno sentire anche per gli studenti che non possono accedere facilmente alle borse di studio.

In aggiunta a quanto sopra, le conseguenze di tale discriminazione si riflettono ovviamente sul livello occupazionale nazionale e non. Secondo la Al-Wefaq National Islamic Society, a migliaia di laureati sciiti è stato impedito di insegnare nelle scuole da quando il governo ha deciso di iscrivere “un gran numero di insegnanti maschi e femmine provenienti dall’Arabia Saudita e dall’Egitto, mentre migliaia di insegnanti bahreiniti disoccupati sono in attesa degli stessi lavori e si vedono negare l’impiego solo a causa della loro affiliazione settaria”.

In conclusione, è lecito affermare che il governo bahreinita non si è rivelato aperto alla diffusione di ogni diversa forma di educazione e non ha dunque garantito l’accesso all’educazione a tutti, bensì la mentalità settaria adottata dalla monarchia sunnita ha contribuito ad ostacolare maggiormente il pluralismo, la diversità e il possibile dissenso nel Paese.