Profili in persecuzione: Husain AlSari

Husain AlSari era un impiegato di 23 anni quando è stato arrestato dalle autorità del Dipartimento investigativo centrale (CID). Husain è stato torturato, detenuto illegalmente e costretto a firmare una confessione per crimini che non ha commesso. Nonostante un referto medico dimostri che si trovava in ospedale il giorno in cui è stato commesso il crimine, è stato comunque giudicato colpevole ed è stato accusato di ulteriori crimini mentre si trovava in prigione. Tutt’oggi rimane incarcerato nella prigione di Jau.

Il 23 ottobre 2014, Husain ricevette a casa sua una convocazione in cui si richiedeva la sua presenza al CID di Adliya, senza menzionare il motivo dell’arresto o delle accuse a suo carico. Husain si è recato al CID il giorno stesso, dove è stato prontamente arrestato e mandato agli interrogatori bendato ed ammanettato. È stato anche rinchiuso da solo in una cella buia.   Alle 10:00 è stato chiamato dall’ufficio 99, un dipartimento del CID, dove è stato torturato per estorcergli una confessione. Ha subito insulti e diffamazioni per mano degli ufficiali del CID, che lo hanno spogliato e colpito con assi di legno e ferro, nonostante il suo doloroso infortunio al ginocchio avvenuto durante una partita di calcio al Sitra Club. Husain ha sofferto di dolori alla testa causati delle gravi percosse, a cui però è stato negato un trattamento medico. È stato anche costretto a firmare una dichiarazione in cui confessava le accuse mosse contro di lui, e alla fine ha confessato per fermare le torture che stava subendo. Dieci ore dopo è stato trasferito dal CID all’Ufficio del Pubblico Ministero (PPO), prima di essere trasferito al Centro di Detenzione Dry Dock alle 2:10 del mattino del 24 ottobre 2014. Al suo avvocato non è stato permesso di assistere all’interrogatorio. A Husain è stato consentito il contatto con la sua famiglia solo due settimane dopo il suo arresto.

Dopo il suo arresto, Husain è stato informato delle accuse a suo carico, ossia di aver bruciato un’auto appartenente al candidato alle elezioni parlamentari del 2014, Sheikh Majeed AlAsfoor, nella città di Sitra. Prima dell’arresto di Husain, durante il processo di accusa del 21 ottobre 2014, AlAsfoor non accusò nessuno di aver bruciato la sua auto. Successivamente, ha ritirato tutte le accuse poiché credeva che Husain fosse innocente. Inoltre, il giorno dell’incendio dell’auto di AlAsfoor, Husain stava subendo una operazione al ginocchio presso l’ospedale di Aali per via dell’infortunio al legamento subito durante una partita di calcio al Sitra Footbal Club. L’operazione era stata programmata giorni prima del suo arresto. La famiglia ha presentato alla corte i referti medici dell’ospedale di Aali, confermando le loro affermazioni secondo cui Hussain era in ospedale il giorno dell’incidente, e come ulteriore prova della sua innocenza nonchè dell’impossibilità di Husain a partecipare ad assemblee o raduni avvenuti quel giorno. Nonostante le prove della sua innocenza, nel primo processo, Husain è stato accusato di: assembleismo, incendio doloso, disordini e possesso di materiale esplosivo. Mentre si trovava in prigione, gli fu imputato un ulteriore capo d’accusa: aggressione ad un agente di polizia.

Il 6 settembre 2015, Husain è stato condannato a 10 anni di carcere per i primi capi d’accusa, ridotti poi a 7 anni nel marzo 2016 a seguito al processo d’appello. Per i secondi capi d’accusa invece, è stato condannato a 3 anni di reclusione l’11 gennaio 2015, ridotti poi a 2 anni in seguito all’appello, portando così il totale della sua pena a 9 anni di reclusione, dopo i vari processi d’appello. A Husain è stato inoltre negato l’accesso ad un avvocato e non gli sono stati concessi tempo e strutture adeguati per prepararsi al processo. Il trattamento subito da Husain per mano delle autortà Bahreinite, che vanno dall’arresto alle torture, dai maltrattamenti subiti durante la sua detenzione all’impossibilità di avere un giusto processo, costituisce una violazione del diritto internazionale, compresi la Convenzione contro la tortura ed il Patto internazionale sui diritti civili e politici, entrambi ratificati dal Bahrein. Pertanto, ADHRB chiede alle autorità di ritirare le accuse preselezionate contro Husain e di indagare sulle denunce di tortura e trattamento disumano da parte degli ufficiali del CID, al fine di ritenere tali funzionari responsabili. Infine, ADHRB esorta le autorità del Bahrein a tenere un nuovo processo per Husain che rispetti gli standard internazionali e prenda in considerazione tutte le prove.