Profilo in persecuzione: Ali Naser Ahmed

Ali Naser Ahmed, il nipote del leader spirituale sciita in Bahrein. Sheikh Isa Qasim, era solo uno studente di ventidue anni del Liceo industriale, quando è stato arrestato dalle autorità bahreinite sprovviste di mandato durante un controllo improvviso a casa sua. Ali è stato torturato e costretto a firmare la confessione di crimini che non ha mai commesso, e, successivamente, è stato condannato nel corso di un processo di massa. Al momento, si trova nell’edificio 16 del centro di detenzione Dry Dock.

Il 16 gennaio 2020, alle 2:30 del mattino, funzionari civili, forze dell’ordine e agenti di sicurezza, tutti mascherati e armati, sono entrati improvvisamente a casa sua e hanno perquisito la camera di Ali per 45 minuti, tenendo la porta chiusa così che i familiari non sapessero che cosa stava succedendo. Fuori, c’erano pattuglie Nisan, jeeps, automobili civili e due piccoli autobus, oltre a tutti gli ufficiali che riempivano il quartiere. Quando Ali e gli ufficiali sono usciti dalla camera, gli ufficiali stavano trascinando Ali, che non riusciva a camminare da solo, e dicevano che non si sentiva bene. Circa un’ora e mezza dopo l’arresto, Ali ha chiamato la sua famiglia, dicendo di trovarsi all’ufficio investigazione. Dopo questa chiamata, Ali è sparito per 26 giorni, e, nonostante la famiglia abbia inviato un documento all’Ombudsman del Ministero dell’Interno per lamentarsi di questa sparizione, l’Ombudsman ha negato tutto.

Ali è stato portato nel Dipartimento di investigazione criminale, dove è stato sottoposto ad un interrogatorio e torturato. Ali è anche stato costretto a firmare una confessione ufficiale su tutte le accuse che gli sono state rivolte, cosa che alla fine ha fatto perché smettessero di torturarlo. Questa confessione è stata portata al Dipartimento di investigazione dal pubblico ministero, dove non c’era nessun avvocato che potesse difenderlo. Dopo l’interrogatorio, Ali è stato trasferito nel centro di detenzione Dry Dock, e gli è stato concesso di vedere i suoi genitori per la prima volta nel 2020. Durante l’incontro, è parso visibilmente provato.

Le accuse nei confronti di Ali sono le seguenti: aver preso parte ad un’organizzazione con l’intento di infrangere la legge e violare i diritti alla libertà, di essersi esercitato nell’utilizzo di armi ed esplosivi con l’intento di commettere un crimine, e di fornire o ricevere supporto e finanziamenti per un’organizzazione terroristica. Il 31 gennaio 2021, Ali è stato condannato a 15 anni di prigione, in un processo di massa che includeva 18 altri accusati, chiamato “il caso della cella Soleimani”. Inoltre, ad Ali è stato negato l’accesso ad un rappresentante legale, e non ha avuto né il tempo né gli strumenti adeguati per preparare una difesa.

L’8 marzo, Ali è stato trasferito nell’edificio 16 del centro di detenzione Dry Dock, dove si trova tutt’ora. Questo centro ha registrato molteplici casi di Coronavirus, e ci sono stati dei casi nella stessa sezione dove Ali si è trovato per un mese, che lo pone ad un maggiore rischio di aver contratto il virus.

Ali è stato arrestato diverse volte dall’inizio delle proteste in Bahrein, quando era molto giovane. Il primo arresto è arrivato il 18 aprile 2013, in seguito al quale Ali ha passato 105 giorni alla prigione Dry Dock. Successivamente, il 17 giugno 2014, è stato condannato a 3 anni e sei mesi dopo essere stato accusato di assembramento illegale e aggressione. Il 23 aprile 2015, Ali è stato portato all’ospedale Salmaniya per ricevere cure mediche dopo essere svenuto alla moschea di Jau, e gli ufficiali l’hanno portato via su una barella, coperto del suo stesso sangue. Qualcuno ha informato la famiglia di Ali che egli si trovava in una stanza privata e sotto sorveglianza in ospedale, e che la causa delle sue ferite e dell’effetto della scabbia era sconosciuta. Nonostante avesse ancora bisogno di cure mediche, Ali è stato riportato alla prigione Jau quasi subito.

Ali è stato arrestato una seconda volta a casa di suo nonno, Sheikh Isa Qasim’s, il 21 dicembre 2016, durante la dispersione violenta dell’assemblea pacifica a Diraz. Egli è stato condannato ad un anno di prigione, e scarcerato dopo il pagamento di una cauzione di 200 dinar bahreiniti. In seguito al ricorso, egli è stato arrestato nuovamente per implementare il verdetto, e poi è stato arrestato per la terza volta a casa sua per portare a termine la sentenza.

Il trattamento che Ali ha dovuto subire a causa delle autorità bahreinite, dal suo arresto, alla tortura e ai maltrattamenti che ha dovuto sopportare in prigione, fino alla negazione di un giusto processo, costituisce una violazione del diritto internazionale, in particolare della Convenzione contro la tortura e del Protocollo internazionale sui diritti civili e politici, entrambi ratificati dal Bahrein. ADHRB chiede alle autorità di ritirare le accuse contro Ali, e di condurre un’indagine sulle dichiarazioni di tortura e trattamento disumano che Ali ha dovuto subire da parte degli officiali del Dipartimento di investigazione, così che questi ufficiali rispondano dei loro crimini. Infine, ADHRB esorta le autorità bahreinite ad avviare un nuovo processo per Ali, in conformità con gli standard internazionali di un giusto processo, specialmente alla luce delle condizioni carcerarie dovute alla pandemia da COVID-19.