Profili in Persecuzione : Ali Hammad Ali Hammad Ahmed

Ali è stato privato del suo ultimo anno di scuola superiore nella Scuola Industriale di AL-Muharraq, e del suo gioco e hobby preferito “Pallamano”. Nel 2015, Ali è stato arrestato senza un mandato d’arresto. Ha subito molte violazioni dei diritti umani ed è stato interrogato senza un avvocato, condannato in un processo ingiusto e sottoposto a tortura per essere costretto a confessare. Oggi permane nel carcere centrale di Jau.

Il 18 settembre 2015, le forze di polizia, i funzionari di direzione e gli ufficiali in borghese hanno fatto irruzione in un appartamento nel villaggio di A’ali dove Ali si nascondeva e lo hanno arrestato senza presentare alcun mandato. Ali stava fuggendo dalla polizia perché ricercato dalle autorità per diversi casi di sicurezza ed è stato condannato in assenza all’ergastolo, in seguito alla confessione dell’amico di Ali che arrestato prima di lui e sotto tortura, ha detto alle forze dell’ordine dove si trovava Ali. La casa di Ali è stata più volte perquisita dalle forze di sicurezza, cercando di trovare e arrestare Ali, per un’ispezione o per convocare il padre di Ali per un’indagine, per minacciarlo con l’obiettivo di chiedere ad Ali di costituirsi.

In seguito al suo arresto, è stato portato al CID, dove ha chiamato suo padre per informarlo della sua presenza. L’interrogatorio è proseguito per tre giorni durante i quali Ali è stato sottoposto a tortura. Il 21 settembre 2015, Ali è stato portato presso PPO, poi il secondo giorno è stato trasferito nel New Dry Dock Prison. Alla fine del 2018, quando Ali ha compiuto 21 anni, è stato trasferito alla prigione di Jau, dove rimane ancora oggi.

Mentre si trovava al CID, Ali è stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche, è stato picchiato duramente oltre ad altre forme di tortura. Tuttavia Ali non ha voluto menzionare alla sua famiglia per paura di ferire i loro sentimenti.  Al CID Ali è stato sottoposto a maltrattamenti e durante le indagini è stato minacciato di confessare le accuse mosse contro di lui e costretto ad una confessione forzata. Ali ha identificato l’agente del PPO responsabile del suo maltrattamento ovvero l’assistente del procuratore, Muhammad al-Dharhani, appartenente alla famiglia reale.

Ali non ha avuto né il tempo né le strutture adeguate per prepararsi al processo. Inoltre, è stato portato davanti ad un giudice dopo 4 giorni dal suo arresto e non entro le 48 ore come da procedura. Ad Ahmed è stato negato l’accesso al suo avvocato, al quale non è stato permesso di assistere all’interrogatorio. Inoltre, Ahmed non è stato in grado di presentare prove per contrastare le prove presentate contro di lui. Inoltre, la prima visita di Ali alla famiglia è stata circa due settimane dopo il suo arresto.

Ali è stato condannato più volte dall’Alta Corte Penale: 1) Il 30 dicembre 2014 è stato condannato all’ergastolo per aver fatto esplodere una bomba, per tentato omicidio e per il possesso di bottiglie esplosive utilizzabili, 2) Il 18 aprile 2015 è stato condannato a 5 anni di reclusione per aver causato un incendio doloso, 3) Il 13 aprile 2017 è stato condannato a 5 anni di reclusione per incendio doloso, assemblaggio illegale e sommossa, e per aver posseduto e acquisito materiale incendiario. 4) Il 16 aprile 2017 è stato condannato a 7 anni di reclusione per aver causato un incendio doloso e per aver attaccato personale militare.

Il 26 ottobre 2016, l’Alta Corte Penale d’Appello ha annullato la condanna a vita di Ali e l’ha ridotta a 15 anni di reclusione. Il tribunale ha anche revocato alcune delle sue sentenze. Attualmente, la condanna di Ali è di 28 anni.

Ali è stato anche oggetto di insulti verbali mentre si trovava nel New Dry Dock Prison e nel Jau Prison e gli è stato proibito di praticare la sua religione e, in caso l’avrebbe fatto, l’amministrazione penitenziaria lo avrebbe privato del diritto di telefonare e di ricevere visite.

Ad Ali sono state negate le cure mediche per la sua lesione al legamento, subita mentre era perseguitato dalla polizia. È stato portato all’ospedale di Al-Qalaa, ma non ha ricevuto alcun risultato. La famiglia di Ali ha presentato una denuncia all’Ombudsman del Ministero dell’Interno (MoI) riguardo al rifiuto delle cure mediche. La risposta di questo meccanismo non è stata efficace nel fornirgli le cure.

Il trattamento di Ali è una violazione dell’obbligo internazionale del Bahrein in materia di diritti umani ai sensi del ICCPR, del CAT (CAT) e del ICESCR, convenzioni di cui il Bahrein è firmatario. Ali non aveva il diritto di comunicare con il suo avvocato durante l’interrogatorio, il suo arresto è stato immotivato, è stato torturato e fatto scomparire con la forza, e non è stato presentato prontamente all’autorità giudiziaria. Inoltre, non gli è stato permesso di praticare la sua religione. La condanna di Ali, alla luce delle confessioni forzate fatte da altri, è stata il prodotto di un processo ingiusto. Per le suddette ragioni, l’arresto, l’interrogatorio e i processi di Ali sono in violazione degli articoli 7, 9, 10, 14, 17 e 18 dell’ICCPR. Il rifiuto delle cure mediche necessarie è in violazione dell’articolo 12 dell’ICESCR, che prevede il diritto alla salute. E la tortura a cui Ali è stato sottoposto, dal giorno del suo arresto fino al suo arrivo alla prigione di Jau, è una significativa violazione del CAT.

Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) chiede al governo del Bahrein di rilasciare Ali. Se si possono muovere accuse contro di lui, l’ADHRB chiede che si proceda a un nuovo processo in conformità con gli standard internazionali di processi equi. L’ADHRB chiede al governo del Bahrein di indagare sulle accuse di tortura di Ali, al fine di ritenere i responsabili. Inoltre, l’ADHRB esorta le autorità a fornire ad Ali adeguate cure mediche per il deterioramento delle sue condizioni.