La Danimarca deve fare affidamento sull’UE se vuole seriamente liberare il difensore dei diritti umani bahreinita-danese Abdulhadi al-Khawaja

Il difensore dei diritti umani bahreinita Abdulhadi Al-Khawaja è stato ingiustamente e illegalmente incarcerato per oltre nove lunghi anni, subendo torture e trattamenti inumani e degradanti. È stato sottoposto a più livelli a una palese negazione dei diritti umani fondamentali e ha sofferto enormemente per mano delle autorità bahreinite in una flagrante repressione del dissenso dopo il suo ruolo pacifico nelle proteste a favore della democrazia del 2011. La fede di Al-Khawaja nell’inclusione politica e nei valori democratici, tra cui l’Onu sancito dal diritto umano fondamentale universale all’autodeterminazione, lo ha reso un bersaglio del governo bahreinita.

Mentre il Bahrein ha ufficialmente aderito a una serie di convenzioni e trattati dell’ONU sui diritti umani, la realtà è che il regime ha mostrato scarsa intenzione di aderirvi. Il governo, che non può tollerare le critiche, ha invece rafforzato la sua presa sul potere. La riluttanza dimostrata ad attuare le raccomandazioni della Commissione d’inchiesta indipendente del Bahrein (Bahrain Independent Commission of Inquiry, BICI) e ad affrontare le questioni delineate nella sua Revisione Periodica Universale dei diritti umani (Universal Periodic Review of Human Rights, UPR) – che richiedono entrambi il rilascio di Al-Khawaja – oltre alla completa mancanza di trasparenza del governo, alle questioni di gerrymandering e alla legislazione che impone severe restrizioni ai diritti fondamentali, continuano ad attestarlo. Certamente i disordini socio-politici quasi costanti in Bahrein derivano dalla repressione, dall’emarginazione e dalla debolezza dello stato di diritto.

La Danimarca è un Paese con una reputazione di lunga data per il suo impegno a favore dei diritti umani come priorità della politica estera; inoltre, è membro dell’Unione Europea (UE), il che rende doppiamente deludente vedere una netta mancanza di coordinamento UE guidato dalla Danimarca. Questa mancanza di serio impegno e la mancanza di volontà di usare la leva dell’UE o di guidare la richiesta di imporre sanzioni ai singoli individui nel regime bahreinita, come il congelamento dei beni finanziari e l’imposizione di divieti di viaggio, è stata evidenziata dai disordini politici che si sono verificati attualmente in Bielorussia.

Il 20 agosto l’Ue ha confermato che “presto imporrà sanzioni contro un numero considerevole di persone responsabili di violenze, repressioni e falsificazioni dei risultati elettorali”[1]. La posizione del Consiglio europeo è stata rafforzata dalla loro posizione di “chiara solidarietà con il popolo bielorusso nel suo desiderio di esercitare i suoi diritti democratici fondamentali”, che ha “il diritto di determinare il suo futuro”. Criticando “la violenza sproporzionata e inaccettabile mostrata dalle autorità statali sui manifestanti pacifici”[2], essi chiedono anche il rilascio immediato e incondizionato delle persone detenute illegalmente, un processo politico pacifico e democratico, mezzi di comunicazione liberi e indipendenti e una forte società civile[3]. Allora, dov’è l’accusa guidata dai danesi per evidenziare queste analogie nel forum dell’UE e liberare il loro cittadino imprigionato e torturato?

Essendo un piccolo Stato, la Danimarca non ha probabilmente l’influenza necessaria per liberare Al-Khawaja, ma con l’appoggio dell’UE, che pone come obiettivo fondamentale la difesa della democrazia e dei diritti umani, si potrebbero verificare cambiamenti reali. Anche i tempi attuali dovrebbero essere sfruttati, non solo con le sanzioni che colpiscono la Bielorussia per gli stessi tipi di abusi, ma anche a causa del ritiro del Regno Unito dall’UE, uno stretto alleato del Bahrein che non può più fare da scudo al regime.

Chiediamo che il governo danese si schieri a favore di Al-Khawaja come cittadino danese, cittadino europeo e difensore dei diritti umani, intraprendendo le azioni necessarie per fare pressione sul regime Bharani e porre fine alla sua incarcerazione. Dopo quasi un decennio di sofferenze, imploriamo il governo ad ottenere il sostegno dei suoi alleati nell’UE e ad attaccare la questione non come un unico Stato, ma come forza unificata.

[1]European Union (2020) Conclusions by the President of the European Council following the video conference of the members of the European Council on 19 August 2020. Available at: https://eeas.europa.eu/delegations/chile/84239/conclusions-president-european-council-following-video-conference-members-european-council-19_en [Accessed: 31/08/20]

[2] Ibid.

[3] Ibid.