ADHRB chiede urgentemente al Bahrein di agire per salvare i detenuti dalla tubercolosi e fornire loro le cure mediche necessarie

Una nuova epidemia di tubercolosi nel carcere di Jau ha fatto luce sulla portata della negligenza medica nelle carceri del Bahrein. Quotidianamente si registrano nuovi casi e i pronostici per il futuro sono negativi. L’epidemia di tubercolosi è solo un caso che evidenzia la continua violazione delle responsabilità delle autorità bahreinite nei confronti dei prigionieri politici. Infatti, la sistematica negligenza medica comune nei centri di detenzione bahreinita è da tempo fonte di preoccupazione.

Nel giugno 2022, è stato confermato che Hasan Abdullah Habib, detenuto presso il carcere di Jau Prison, è positivo alla tubercolosi. Altri detenuti dello stesso carcere presentano sintomatologia, ma non si è ancora in possesso di una diagnosi certa. ADHRB, tenuto conto della prassi legata alla negazione delle cure mediche e degli abusi sistematici perpetrati dalle autorità nei confronti dei prigionieri di coscienza, teme che questi primi possano tradursi in una vera e propria pandemia. Questa tragedia deve essere evitata, in quanto non farebbe altro che esacerbare le dure e disumane condizioni di detenzione subite dai detenuti delle carceri del Bahrain.

Hasan Abdullah Habib , arrestato all’età di 17 anni, sta attualmente scontando una condanna di otto anni. Durante la detenzione e il processo è stato torturato e sottoposto ad un processo iniquo. Nonostante la giovane età soffre di diverse patologie tra cui problemi al colon e alla colonna vertebrale, e la talassemia, che come in molti altri casi, sono state trascurate dalle autorità carcerarie. Il 30 maggio 2022, dopo un episodio di forte dolore dovuto all’anemia falciforme, è stato trasferito al Salmaniya Medical Complex dove gli è stata diagnosticata la tubercolosi. Nonostante tale diagnosi, dopo solo due giorni è stato riportato nella prigione di Jau, dove al posto di essere tenuto in quarantena per scongiurare la possibilità di contagio, è stato invece collocato in una cella con altri otto detenuti. In un video pubblicato online, Hasan ha fornito dettagli sul peggioramento delle sue condizioni e ha accusato l’amministrazione del carcere di Jau di negligenza medica.

Anche Sayed Nizar Al-Wadaei e Mortada Mohamed Abdel-Redha, entrambi prigionieri politici e tenuti nella stessa cella di Hasan, hanno manifestato i primi sintomi. Secondo quanto riferito dalle famiglie, l’amministrazione carceraria si è rifiutata di effettuare i test per confermare la diagnosi. Tutti e tre gli individui condividevano la cella con un quarto prigioniero, Ahmed Jaber, che è stato invece rilasciato alla fine di febbraio dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute.

Il 2 giugno 2022, in un comunicato stampa il Ministero della Salute del Bahrein (MOH) ha confermato la malattia di Hasan. Sebbene i funzionari del MOH abbiano dichiarato che le sue condizioni siano stabili e che stia ricevendo i trattamenti medici adeguati, la testimonianza registrata dello stesso Hasan contraddice direttamente questa dichiarazione. Nel comunicato è stato altresì affermato che si stanno adottando le misure precauzionali necessarie, ma non hanno fornito dettagli su come si sta conducendo la ricerca dei contatti e l’isolamento e su quando saranno effettuati i test per la tubercolosi ai restanti detenuti. Non è chiaro dove Hasan Abdullah Habib sia detenuto all’interno del carcere di Jau, né è stato confermato se sia tenuto separato dagli altri detenuti per prevenire lo scoppio di un focolaio. Ciò che è chiaro è che la testimonianza registrata di Hasan è coerente con altri rapporti che testimoniano il trattamento dei prigionieri politici da parte del Bahrein. Peggio ancora, è stato riferito che Sayed Nizar è stato tenuto in isolamento per tre giorni dopo aver richiesto un test adeguato per la tubercolosi, e sua madre è stata minacciata di arresto quando mercoledì ha visitato la prigione per chiedere che suo figlio potesse essere sottoposto al test.

L’incapacità delle autorità bahreinite di rispondere adeguatamente a questi problemi rafforza la percezione del loro disprezzo per la responsabilità di salvaguardare i diritti dei detenuti. Le organizzazioni per i diritti umani e i media internazionali hanno espresso preoccupazione per l’epidemia e hanno invitato il governo a prendere provvedimenti immediati e decisivi. Amnesty International ha criticato la mancanza di azione del governo e le misure precauzionali adottate. Secondo la dichiarazione, le autorità sono “rimaste inerti” e non sono intervenute tempestivamente per limitare la diffusione della malattia. I familiari dei detenuti si sono dimostrati estremamente preoccupati. Per questo motivo, hanno mobilitato una campagna significativa su Twitter per chiedere l’immediato rilascio dei prigionieri. La campagna ha visto un’enorme quantità di interazioni da parte di varie figure e individui che hanno apertamente criticato il governo del Bahrein per la sua inazione.

In assenza di misure decisive da parte delle autorità bahreinite, la negligenza medica rimane un fenomeno profondamente pericoloso che mette in pericolo la vita dei prigionieri politici in Bahrein.

Un modello di maltrattamento e negligenza

Mentre si spera che in questo caso più recente si stiano prendendo tutte le misure appropriate per evitare la tragedia, purtroppo ci sono numerosi altri episodi di negligenza medica che fanno pensare ad un’imminente epidemia nelle carceri del Bahrein.

La prigione di Jau, gestita dal Ministero degli Interni del Bahrein, è la più grande struttura di detenzione nel paese. Attualmente a Jau sono detenuti oltre 1.500 prigionieri politici ma solo due o tre medici sono presenti per fornire assistenza all’intero carcere sovraffollato. Questa struttura detentiva è nota per la presenza di molti prigionieri politici e per i maltrattamenti e gli abusi subiti dagli stessi.

A undici anni dalla violenta repressione militare del movimento pro-democratico del 2011, il governo del Bahrein ha intensificato il soffocamento della società civile libera e aperta limitando ulteriormente le libertà fondamentali. Le autorità del Bahrein continuano a usare la tortura, abusi, minacce e trattamenti ingiusti contro i prigionieri politici come rappresaglia per il loro attivismo e come parte del tentativo di repressione dissenso. Il sistema di giustizia penale del Bahrein, profondamente lacunoso, opera come un’estensione dei desideri personali della famiglia reale, dove i funzionari del Ministero degli Interni (MOI) sono autorizzati a compiere abusi fisici e politici senza temere conseguenze. Le preoccupazioni più pressanti all’interno delle carceri del Regno derivano dalle condizioni di vita disumane e degradanti, dalla negligenza medica e al palese disprezzo per la salute dei detenuti.

Nel recente rapporto 2021 sul Bahrein, pubblicato di recente, il Dipartimento di Stato statunitense ha descritto le condizioni delle carceri come “… dure e talvolta pericolose per la vita, a causa del sovraffollamento, degli abusi fisici, delle condizioni sanitarie e dell’assistenza medica inadeguate“. Il rapporto rileva gravi abusi, tra cui l’impossibilità per i prigionieri di mantenere e curare la propria salute; la cronica mancanza di personale nelle cliniche mediche; la somministrazione inadeguata e impropria di farmaci di routine; l’accesso inadeguato e ostacolato a strutture mediche esterne. È ormai sempre più evidente che le autorità carcerarie negano deliberatamente l’accesso a cure mediche e condizioni di vita adeguate ai dissidenti politici e ai difensori dei diritti umani come forma di rappresaglia per il loro attivismo.

Il carcere di Jau, in particolare, è stato criticato per abusi riguardanti l’inadeguatezza delle cure mediche, il sovraffollamento e l’igiene. Ad esempio, importanti difensori dei diritti umani e attivisti dell’opposizione, come Hassan Mushaima e il dottor Abduljalil AlSingace, sono privati del loro diritto fondamentale all’accesso alle cure mediche. Le loro storie non sono uniche: anche altri attivisti politici sono costretti a soffrire di cattive condizioni di salute e di maltrattamenti, con poche o nessuna assistenza adeguata. Le testimonianze di questi detenuti nel carcere di Jau hanno descritto la gravità della situazione e hanno chiesto di migliorare le condizioni e il trattamento dei prigionieri. Mahdi Mohsen Al-Asfour, che sta scontando l’ergastolo e altri 25 anni, ha descritto la negligenza medica come una forma di “morte lenta” e un’altra forma di tortura.

Secondo Al-Asfour, la gravità della negligenza medica ha portato alla morte di un numero maggiore di prigionieri rispetto a quella causata dalla tortura. Un altro prigioniero, Mohamad Hasan Jasem AlMadouab, che sta scontando una condanna a 18 anni, ribadisce che la negligenza medica è una politica di morte lenta e ha accusato il MOI di essere un partner volontario delle autorità carcerarie nell’uccidere lentamente i prigionieri. Secondo un altro prigioniero, Abed Al-Amir Ali Hasan, si tratta di una politica motivata politicamente. Abed Al-Amir descrive la negligenza medica come una forma sistematica di rappresaglia contro i prigionieri politici.

Queste restrizioni violano le leggi internazionali sui diritti umani, tra cui il Trattato internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il  Trattato internazionale sui diritti civili e politici (di cui il Bahrein è firmatario); le Regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei prigionieri e  I Principi delle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone sottoposte a qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento.

Nei casi più gravi, la negligenza medica ha provocato morti fatali. L’ADHRB ha costantemente documentato come le condizioni intenzionalmente degradanti delle carceri del Bahrein abbiano causato la morte di diverse persone negli ultimi due anni. Abbas Malallah, un prigioniero politico arrestato per il suo attivismo e il suo sostegno al movimento pro-democrazia del 2011, è morto tragicamente nell’aprile 2021 a causa di una negligenza medica. Poco dopo il suo arresto, Abbas è stato gravemente torturato, tanto da essere ricoverato in terapia intensiva per più di una settimana. Durante i dieci anni di detenzione, Abbas ha sofferto di problemi cardiaci, ulcere allo stomaco e problemi al colon. Tuttavia, non ha ricevuto alcun trattamento per queste condizioni croniche. Sebbene i rapporti del MOI indichino l’infarto come causa del decesso, la documentazione dell’ADHRB indica che l’amministrazione carceraria non lo ha curato tempestivamente, ha ritardato il suo trasferimento in ospedale dopo che aveva perso i sensi e ha inoltre ignorato le richieste degli altri prigionieri di trasferirlo da un medico, una clinica o un ospedale. Questa grave procrastinazione solleva seri dubbi sull’entità della negligenza intenzionale mostrata dalle autorità carcerarie.

Hassan Abdulnabi Mansoor, ex detenuto del Dry Dock Detention Center, è morto il 25 luglio 2021 in seguito a complicazioni dovute all’anemia falciforme e in seguito a segnalazioni di negligenza medica da parte delle autorità carcerarie. La sua morte è stata confermata dal MOI, anche se i resoconti ufficiali del decesso non hanno riconosciuto l’esistenza di negligenze mediche o confermato se si sarebbe svolta un’indagine sulla sua morte. Un’indagine condotta da ADHRB, in collaborazione con l’Istituto per i diritti e la democrazia del Bahrein (BIRD), ha rivelato che ad Hasan Abdulnabi non sono state somministrate le medicine prescritte durante il periodo di detenzione. ADHRB ha inoltre documentato come le autorità carcerarie non abbiano ordinato il suo ricovero nella clinica del carcere in modo tempestivo, nonostante le ripetute richieste dello stesso Hasan Abdulnabi, il che potrebbe aver aggravato il deterioramento delle sue condizioni mediche.

Raccomandazioni

Le condizioni disumane della prigione di Jau, in Bahrein, violano chiaramente gli standard internazionali di detenzione e le norme di decenza umana di base. L’ambiente insalubre della prigione, unito ai maltrattamenti fisici e psicologici, alla scarsa assistenza sanitaria e all’impedimento delle visite dei familiari, viola i diritti umani dei detenuti. L’ampia documentazione dell’ADHRB, in accordo con le conclusioni del Relatore speciale sul diritto alla salute fisica e mentale, ha dimostrato in modo inequivocabile come la negligenza del governo del Bahrein nei confronti dell’assistenza medica abbia portato a gravi conseguenze. A causa della mancanza di trasparenza sul luogo in cui Hassan Abdullah Habib è detenuto all’interno del carcere di Jau e sulle misure specifiche che le autorità carcerarie hanno finora attuato per prevenire la diffusione di una malattia altamente contagiosa, vi è un reale motivo di preoccupazione per la possibilità di un’epidemia di tubercolosi. Di conseguenza, l’ADHRB chiede

– Il rilascio incondizionato dei prigionieri politici, in particolare di quelli anziani e di quelli affetti da tubercolosi e malattie incurabili, che soffrono di complicazioni di salute che potrebbero essere aggravate da ulteriori epidemie;

– la fornitura di cure mediche necessarie e appropriate per tutti i prigionieri, oltre a garantire che le carceri soddisfino gli standard minimi di assistenza sanitaria richiesti;

– I funzionari del MOH, del MOI e delle istituzioni interne per i diritti umani devono essere trasparenti sulle informazioni relative alle condizioni mediche all’interno delle carceri;

– esorta  l’ambasciatore Steven C. Bondy a visitare i prigionieri politici, in particolare i leader del movimento pro-democrazia del 14 febbraio, esprimendo solidarietà per le loro sofferenze e aspirazioni democratiche.

– a rispettare il piano dell’amministrazione Biden per garantire il rilascio dei prigionieri politici del Bahrein.