La libertà di parola ed espressione in Kuwait

La libertà di parola sancisce il diritto di un individuo o di una comunità di esprimere le proprie convinzioni e idee pubblicamente, senza temere rappresaglie, censure o ripercussioni legali. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto la libertà di parola e/o espressione come un diritto fondamentale, inserendola nell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Tale libertà non è però un diritto illimitato. Secondo infatti quanto riportato dall’ICCPR, il diritto d’espressione comporta “doveri e responsabilità specifiche […]pertanto essere soggetto a determinate restrizioni” quando necessario “per il rispetto dei diritti o della reputazione altrui” o “per la protezione della sicurezza nazionale o dell’ordine pubblico (ordine pubblico), o della salute morale pubblica ”. 

Il Kuwait è un emirato costituzionale governato dalla famiglia Sabah, detentrice del potere esecutivo e a capo della maggior parte delle istituzioni statali; il Parlamento eletto svolge un ruolo influente, spesso in contrapposizione al governo. 

Per quanto riguarda la libertà di parola e di espressione, lo Stato del Kuwait proibisce sistematicamente alcune forme di espressione, in particolare: critiche al governo e  al sistema di governo così come ad alcune religioni (tra cui l’Islam e le altre fedi abramitiche), indipendentemente dallo status di cittadinanza. Le autorità sono solite arrestare, detenere e torturare arbitrariamente scrittori, blogger, difensori dei diritti umani e altri attivisti che criticano il governo e le sue politiche, condannando molti di loro a lunghe pene detentive dopo processi iniqui. In questo soppressivo contesto politico, agli attivisti e agli scrittori viene vietato di viaggiare all’estero, costretti a rimanere in un Paese dove subiscono quotidianamente intimidazioni, molestie e minacce che li costringere al silenzio.

Il governo kuwaitiano limita i diritti alla libertà di parola e di espressione, utilizzando le disposizioni costituzionali, la legge sulla sicurezza nazionale e altre leggi per proibire l’espressione lecita del dissenso. La libertà sull’uso di Internet è anch’essa limitata: le autorità monitorano qualsiasi attività online tra cui gli account dei social media, col fine di sorvegliare e limitare coloro che esprimono pubblicamente una visione anti-governativa. 

Le organizzazioni non governative (ONG), per poter esistere e operare, devono soddisfare requisiti severi che limitano fortemente le libertà di parola, espressione e associazione, paralizzando così il fiorire di una società civile indipendente. Ad esempio, le autorità hanno recentemente arrestato l’attivista  Bidoon Abdulhakim al-Fadhli per aver partecipato a una manifestazione pacifica nel 2012. Secondo alcuni rapporti di Amnesty International, il tribunale ha imposto “una cauzione di 500 dinari kuwaitiani (circa 1.660 dollari) per fermare l’esecuzione della pena detentiva a condizione che [al-Fadhli e altri detenuti politici] costituissero un impegno a non prendere più parte a manifestazioni”. 

Inoltre, nel 2021, le autorità hanno arrestato e perseguito critici e attivisti del governo in base alle disposizioni della legge sulla criminalità informatica e del codice penale, anche per discorsi ritenuti offensivi nei confronti dell’Emiro. A fine giugno, Jamal al-Sayer, ha pubblicato sul suo account dei tweet in cui si rivolgeva all’Emiro e lo criticava per le tensioni tra governo e parlamento. Il 5 luglio, alcuni agenti della Sicurezza di Stato in borghese lo hanno arrestato mentre tornava a casa in auto. È stato rilasciato nove giorni dopo con l’accusa di “aver insultato l’Emiro, aver diffuso notizie false con l’obiettivo di minare lo Stato e aver usato impropriamente il suo telefono”. Il 9 novembre, un tribunale penale lo ha assolto.

ADHRB invita il governo dello Stato del Kuwait ad attuare le seguenti raccomandazioni: 

  • Riformare le leggi e i regolamenti esistenti per eliminare il linguaggio che contraddice o non rispetta il diritto internazionale dei diritti umani sulla libertà di espressione, di riunione e di movimento;
  • promulgare e sostenere la legislazione che garantisce il diritto alla libertà di espressione, di riunione e di associazione, che include il diritto di ricevere o diffondere informazioni;
  • Rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone imprigionate per attivismo politico pacifico.