Diritti Umani in Bahrain: la Tortura

Nel 2002 il Bahrein è stato dichiarato per la prima volta monarchia costituzionale islamica, con la famiglia sunnita Al Khalifa come famiglia regnante. Il Bahrein è anche uno Stato membro delle Nazioni Unite, della Lega Araba, dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica e del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Nel 2011, al risveglio del movimento di rivolta araba, la popolazione Bahreinita è scesa in strada per protestare contro le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dalla famiglia reale nei confronti di dissidenti, esponenti dell’opposizione politica e della popolazione musulmana sciita. Le autorità hanno reagito con una repressione dell’opposizione che ha comportato migliaia di arresti e torture sistematiche. Le rivolte non hanno portato a un cambio di regime e i leader più importanti dell’opposizione sono stati messi dietro le sbarre. Attualmente, in Bahrain ci sono più di 1400 prigionieri politici, ingiustamente condannati per aver esercitato le loro libertà e i loro diritti fondamentali. Molti degli attivisti per i diritti umani imprigionati, tra cui diverse donne, stanno subendo atrocità senza precedenti, come torture, processi iniqui, negazione delle cure mediche essenziali e violenze sessuali. Viene loro costantemente negato il contatto con il mondo esterno, un’adeguata assistenza medica e il diritto di praticare liberamente la propria fede.

Nonostante il presunto impegno per conformarsi alle riforme, la situazione dei diritti umani in Bahrein ha continuato a peggiorare negli ultimi anni. Nel 2017, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura (CAT) ha fortemente criticato l’abuso sistematico di persone detenute dalla polizia, ma tre anni dopo, la tortura continua a rimanere una parte intrinseca del sistema giudiziario del Bahrein.

La magistratura del Bahrein continua a basarsi principalmente sulle confessioni forzate per perseguire gli imputati e i responsabili degli abusi sono raramente chiamati a rispondere delle loro azioni. Ciononostante, il governo del Bahrein non riesce a rafforzare le misure volte a prevenire atti di tortura e maltrattamenti in tutti i luoghi in cui le persone sono private della libertà. In effetti, sono ancora troppe le denunce di maltrattamenti e torture contro i difensori dei diritti umani, soprattutto in occasione di interrogatori, processi, detenzioni preventive e arresti. Come ha osservato Human Rights Watch lo scorso anno, i pochi procedimenti giudiziari avviati contro ufficiali del Bahrain accusati di violazioni dei diritti umani “hanno riguardato quasi esclusivamente ufficiali di basso rango e si sono risolti – senza eccezioni – in assoluzioni o condanne sproporzionatamente leggere”.

Inoltre, le istituzioni che sono state create per indagare sulle violazioni dei diritti umani non sono riuscite a farlo; diversi gruppi per i diritti umani hanno scoperto che queste istituzioni hanno persino nascosto attivamente le prove degli abusi. Ad esempio, Amnesty International ha dichiarato che questo tipo di istituzioni “sono inefficaci nel salvaguardare i diritti umani e punire le violazioni”. 

 

Alla luce di queste prove, ADHRB invita il governo del Bahrein a rispettare i propri obblighi in materia di diritti umani e a porre immediatamente fine a queste atrocità. Ricordiamo che la detenzione arbitraria e la tortura fisica e psicologica sono chiare violazioni della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui il Bahrein fa parte.