Profilo in persecuzione: Mohamed AlMutaghawi

Mohamed AlMutaghawi è un prigioniero politico di 33 anni, arrestato arbitrariamente durante una protesta nel 2017. E’ stato fatto sparire con la forza e condannato a morte, successivamente la sua pena è  stata commutata in ergastolo, durante un processo iniquo davanti al tribunale militare. Attualmente sta scontando la sua pena nella prigione di Al-Qurain, dove continua a subire maltrattamenti.

Il 23 maggio 2017, durante una protesta pacifica a Duraz le forze di polizia del Ministero dell’Interno hanno arrestato Mohamed nonostante fossero sprovvisti di un mandato di arresto nei suoi connfronti. La sua famiglia è venuta a conoscenza dell’arresto solo il giorno successivo, quando il Ministero dell’Interno ha pubblicato un comunicato stampa sulla repressione della protesta, condividendo le foto di Mohamed come una delle persone arrestate. In realtà, Mohamed è riuscito a contattare la sua famiglia solo il 27 luglio 2017, con una telefonata durata pochi minuti. Durante l’intera chiamata è apparso preoccupato e non ha rivelato né dove si trovasse né come stesse.

Mohamed è stato sottoposto a scomparsa forzata, per tutti i sette mesi fino al processo nessuno sapeva dove si trovasse. Secondo quanto testimoniato durante la sua detenzione, Mohamed sarebbe stato torturato da parte delle autorità.

Mohamed era uno dei 17 civili processati dall’Alta Corte Militare del Bahrein per la prima volta dal 2011. I tribunali militari sono noti per la mancanza di processi equi e trasparenza, così come l’accettazione di confessioni ottenute con la tortura. Gli imputati sono stati accusati di aver formato una cellula terroristica e di aver complottato per assassinare un ufficiale militare, il Comandante delle Forze di Difesa del Bahrein. Ad alcuni degli imputati, durante il processo, è stato impedito di incontrare un avvocato fino alla terza udienza a novembre del 2017. Inoltre, il tribunale ha respinto le numerose richieste dei difensori di riesaminare i capi di accusa, interrogare i testimoni anonimi e permettere agli imputati di testimoniare durante l’appello iniziale.

Il 25 dicembre 2017, il tribunale ha riconosciuto Mohamed colpevole condannandolo a 15 anni di reclusione e alla pena di per il reato di tentato omicidio. Inoltre, gli è stata anche revocata la nazionalità. Il 21 febbraio 2018, l’Alta Corte militare d’Appello ha confermato sia la pena di morte che la pena detentiva di Mohamed. Infine, il 25 aprile 2018, la più Alta Corte militare del Bahrein, la Corte di Cassazione Militare, ha respinto l’ultimo appello per annullare le sentenze. Nonostante il Re abbia commutato la condanna di Mohamed in ergastolo, nel 2019, Mohamed è stato  nuovamente condannato a 10 anni di carcere in relazione alla sua partecipazione alla manifestazione di Duraz, con l’accusa di incitamento all’odio contro il governo, assembramento illegale e offesa a pubblico ufficiale.

Nel carcere di Al-Qurain, Mohamed può ricevere solo una telefonata settimanale e una visita mensile. Tuttavia, da febbraio 2020 a luglio 2021, a causa della pandemia da COVID-19, le visite sono state cancellate. Gli agenti controllano attentamente le visite e le chiamate. A Mohamed non sono permesse le videochiamate, ma solo le normali chiamate vocali. Questo rientra negli sforzi delle autorità per isolare Mohamed e i suoi compagni di cella. In aggiunta, questi non hanno accesso alla televisione o a qualsiasi altra forma di collegamento con il mondo esterno. Anche l’interazione di Mohamed è limitata ai suoi compagni di cella, ai quali non è consentito interagire con altri detenuti.

L’arresto arbitrario, la sparizione forzata, la tortura e il processo presso il tribunale militare di Mohamed sono chiare violazioni della Convenzione contro la tortura e altre forme di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), entrambi sottoscritti dal Bahrein. Le azioni del governo violano inoltre esplicitamente le raccomandazioni accettate dal Bahrein nell’ambito del processo di Revisione Periodica Universale (UPR) delle Nazioni Unite, che chiedevano alle autorità di garantire che i civili non fossero mai più processati da tribunali militari.

Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) esorta il governo del Bahrein ad abrogare l’emendamento costituzionale che consente di processare i civili davanti al tribunale militare e a condurre un nuovo processo per Mohamed davanti a un tribunale civile, rispettando gli standard internazionali di un giusto processo. Inoltre, ADHRB chiede che venga condotta un’indagine indipendente sulle accuse di tortura e sparizione forzata di Mohamed, affinché i responsabili siano chiamati a risponderne. Infine, ADHRB chiede che a Mohamed siano garantiti tutti i diritti concessi ai detenuti e che gli sia consentito di interagire con gli altri detenuti e con il mondo esterno attraverso diverse forme di media, come stabilito dalle Regole Mandela.